Educare nella Complessità

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Adolescenti in bilico tra superomismo e «spleen»

Gli adolescenti di oggi si trovano a navigare in una società caratterizzata da complessità e fluidità. Questa condizione sociale, spesso descritta come “liquida” dal sociologo Zygmunt Bauman, crea un ambiente in cui le certezze sono poche, le trasformazioni rapide e le insicurezze tante. Spesso manifestano debolezze nascoste, fragilità che cercano di mascherare con meccanismi di difesa e tratti di eroismo. Questa evidenza è molto frequente nella vita quotidiana.

Oggi, gli adolescenti sono avvolti da un’estrema vulnerabilità scaturita da pressioni sociali, accademiche e familiari, incertezza economica e sfide globali, tutti elementi che contribuiscono ad alimentare e allargare il vortice. C’è da sottolineare che la presenza pervasiva dei social media amplifica questa situazione, creando un costante confronto con modelli di perfezione spesso irrealistici e irraggiungibili. Si notano ripetute insicurezze riguardo alla propria identità, al proprio aspetto fisico e al proprio futuro, amplificate da un mondo digitale che sembra non dormire mai, perennemente connesso con ciò che ci circonda.

Si nota sempre più frequentemente il dualismo tra “superuomo” e “spleen”. Questo concetto, originato dalla filosofia di Friedrich Nietzsche e presente anche nella letteratura di D’Annunzio, si riferisce a un individuo che supera i limiti umani attraverso la forza di volontà e l’autosufficienza. Per gli adolescenti, questo si traduce spesso in un desiderio di eccellere, di distinguersi e di mostrare una forza quasi sovrumana nelle loro imprese quotidiane. Vogliono dimostrare di essere invincibili e costruire un’immagine di forza e controllo in un mondo percepito come instabile e minaccioso.

Contrapposto al mito del superuomo, c’è lo spleen, un termine reso celebre dal poeta Charles Baudelaire. Lo spleen rappresenta un sentimento di malinconia, noia e disillusione, una condizione di apatia e tristezza esistenziale. Molti adolescenti oscillano tra questi due estremi, passando dalla sensazione di poter conquistare il mondo a momenti di profonda tristezza e disorientamento, talvolta seguiti da ansia e depressione.

Sempre più frequentemente si nota negli atteggiamenti degli adolescenti una ribellione. Non dimentichiamo che l’adolescenza è un periodo cruciale per la formazione dell’identità. Durante questa fase, i giovani cercano di distaccarsi dalle figure autoritarie e dalle norme sociali imposte. Anche l’attrazione per il male può essere vista come una forma di ribellione contro le aspettative e le regole della società. Spesso, proprio compiendo azioni percepite come “cattive”, gli adolescenti possono ottenere un senso di potere e autonomia, permettendo loro di definire la propria identità in contrapposizione a quella degli adulti. Inoltre, la curiosità, un tratto intrinseco dell’essere umano, spinge spesso gli adolescenti verso ciò che è proibito o considerato tabù.

L’attrazione per il male può derivare dal desiderio di esplorare e comprendere il lato oscuro dell’esistenza umana. Oggi è facile immergersi in questo mondo misterioso, ben rappresentato da film, musica, libri, serie TV e media che intensificano questa curiosità, presentando il male come qualcosa di eccitante e misterioso. Inoltre, l’influenza dei pari, amplificata dalla necessità di appartenenza e accettazione all’interno di un gruppo, gioca un ruolo significativo. La cultura popolare e i media plasmano le percezioni degli adolescenti, ritraendo il male e il diavolo in modi affascinanti, attribuendo loro carisma, potere e mistero. Queste rappresentazioni rendono il male più attraente rispetto alle rappresentazioni tradizionali e spesso percepite come noiose o moralistiche del bene e di Dio. Anche gli antieroi e i personaggi moralmente ambigui sono spesso dipinti come più interessanti e complessi rispetto ai personaggi completamente buoni. Questa complessità attira gli adolescenti, che esplorano le sfumature della moralità e dell’etica.

Molti adolescenti attraversano un periodo di crisi esistenziale durante il quale cercano un senso e un significato più profondo nella loro vita. In un mondo che sembra spesso caotico e privo di certezze, l’attrazione per il male e il diavolo può rappresentare un tentativo di trovare risposte o di dare un senso alla propria esperienza. La religione tradizionale e le figure divine possono sembrare lontane e irrilevanti per alcuni giovani, specialmente in una società sempre più secolarizzata. L’attrazione per il male può essere vista come un modo per esprimere la propria frustrazione e alienazione rispetto a un sistema di valori che non sentono proprio. Cercano in qualche modo di sfidare l’autorità suprema rappresentata da Dio e le norme morali, mentre il diavolo è visto come l’antagonista che sfida queste norme. Per gli adolescenti che cercano di affermare la propria indipendenza, identificarsi con il diavolo può essere un modo per mettere in discussione l’autorità e affermare la propria autonomia.

Arriviamo a un punto cruciale: il ruolo degli adulti. Quali comportamenti devono assumere gli adulti? Da pedagogista ed osservatrice del mondo adolescenziale mi sentirei di consigliare:

  1. Gli adulti devono ascoltare e comprendere senza giudicare, creando spazi sicuri dove gli adolescenti possono esprimere le loro emozioni e preoccupazioni.
  2. È importante educare gli adolescenti su come navigare in una società complessa e liquida, insegnando loro abilità di vita come la gestione dello stress, la resilienza e l’auto-compassione.
  3. Il supporto emotivo deve essere costante, per costruire un senso di autostima e fiducia in sé stessi, incoraggiando e riconoscendo i loro sforzi e successi.
  4. Gli adulti devono fungere da modelli positivi, mostrando come affrontare le sfide in modo costruttivo.
  5. Per aiutare gli adolescenti è opportuno far vedere che non è necessario essere perfetti per essere forti; quindi dimostrare i tratti comuni dell’essere umano quali vulnerabilità e resilienza, creare spirito di comunità e, dove opportuno, promuovere il benessere mentale.

In merito alla concezione del male e le sue vicissitudini è consigliabile proporre un dialogo aperto, dove gli adolescenti si sentano liberi di esprimere i loro dubbi e le loro preoccupazioni. Ascoltare e rispondere alle loro domande in modo rispettoso e informato è essenziale. Mostrare come la fede e i valori morali possano arricchire la vita e offrire un senso di scopo e comunità. Coinvolgere gli adolescenti in esperienze che mettano in pratica i valori del bene e della religione, come il volontariato e le attività di servizio alla comunità, può aiutare a rendere questi concetti più rilevanti e concreti. Promuovere il pensiero critico e l’esplorazione delle proprie credenze può aiutare gli adolescenti a sviluppare una comprensione più profonda e personale della moralità e della spiritualità.

In conclusione, l’elemento fondante da trasmettere è la speranza. Che sia il faro che guida il loro cammino verso un futuro migliore. Con il supporto e l’incoraggiamento degli adulti, possono superare le sfide e scoprire la forza e la bellezza che risiedono dentro di loro, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita e realizzazione.

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