TRA AULE E BOTTEGHE | SHARING LAB
Marcello Martena publicato in: Settembre 02, 2023

Equilibrare innovazione, tradizione e digitalizzazione

L’evoluzione della società moderna ha portato con sé profonde trasformazioni in molti ambiti della vita quotidiana, e il mondo del lavoro non fa eccezione. Tali trasformazioni si manifestano non solo nella crescente disparità tra professioni tradizionali ed emergenti, ma anche nella percezione e nel valore attribuito a determinati mestieri e ruoli professionali. La questione non è più solo relativa alla natura del lavoro svolto, ma anche al contesto in cui esso viene eseguito, come il settore pubblico rispetto al privato.

Mentre le nuove generazioni avanzano negli studi, cercando di superare le aspettative delle generazioni precedenti, la scelta di intraprendere carriere tradizionali rispetto a quelle emergenti diventa sempre più marcata. In questo contesto, mestieri tradizionali, come calzolai, sarti e artigiani, vengono gradualmente soppiantati da nuove professioni. Tuttavia, come evidenziato da D’Achille e Grossmann, non è solo la natura del lavoro a cambiare, ma anche la denominazione e la percezione di questi mestieri nella società.

Un altro aspetto fondamentale di questa evoluzione riguarda la percezione della stabilità lavorativa e delle garanzie associate. Il desiderio di un posto “fisso”, in particolare nella Pubblica Amministrazione, è spesso visto come un rifugio sicuro rispetto al mondo più turbolento e incerto del settore privato. Nonostante la retribuzione nel settore privato possa essere maggiore, la ricerca di stabilità e riconoscimento sociale spinge molti a optare per il settore pubblico. Questo si riflette anche in situazioni quotidiane, come la richiesta di un mutuo. In un contesto in cui un lavoratore precario o un professionista con partita IVA è spesso visto con sospetto dalle banche, un impiegato pubblico con un contratto a tempo indeterminato viene accolto con braccia aperte, indipendentemente dalla natura o dalla complessità del suo lavoro.

Questo cambiamento di paradigma pone una serie di domande cruciali: come ha influenzato la nostra percezione del valore del lavoro? E come possiamo adattarci a questa nuova realtà, garantendo al contempo un futuro equilibrato e prospero per tutti?

L’Ascesa delle Aule e la Discesa delle Botteghe

L’ambizione di raggiungere traguardi accademici più elevati è una caratteristica distintiva delle nuove generazioni. Questo fervore educativo, alimentato dal desiderio di superare le aspettative delle generazioni precedenti e di ottenere un posto di rilievo nella società, ha portato un numero crescente di giovani a dedicarsi agli studi universitari e post-universitari.

Mentre le aule universitarie si riempiono e i titoli accademici proliferano, una lacuna si è aperta in altri settori del mercato del lavoro. La manovalanza, i lavori di pulizia e altre professioni tradizionali stanno ora affrontando una crescente carenza di personale. Paradossalmente, a causa di questa carenza, molti di questi mestieri tradizionali stanno diventando sempre più remunerativi. Ad esempio, chiamare un elettricista può ora costare più di una consulenza con un commercialista. Mentre la prima consulenza con un professionista come un commercialista potrebbe essere gratuita, un elettricista potrebbe richiedere un pagamento significativo solo per un sopralluogo. Questa tendenza riflette la crescente domanda di mestieri manuali e la relativa carenza di forza lavoro in questi settori. Di conseguenza, mestieri come le pulizie sono diventati più remunerativi rispetto a ruoli d’ufficio come le segretarie.

Tuttavia, è essenziale riconoscere che, mentre le professioni accademiche e specializzate sono fondamentali per l’innovazione e la crescita, i mestieri tradizionali sono altrettanto vitali per la stabilità e il benessere della società. La sfida, quindi, diventa bilanciare queste due realtà in modo che ogni settore possa prosperare.

All’ombra delle Professioni: I Mestieri che Sfumano

Come si diceva pocanzi, l’evoluzione tecnologica e le mutate esigenze della società contemporanea hanno dato origine a nuove professioni e specializzazioni, spesso legate all’innovazione e alla digitalizzazione. Queste nuove opportunità professionali, spesso attraenti e promettenti, hanno messo in ombra molti dei mestieri tradizionali, che un tempo erano considerati il cuore pulsante dell’economia e della cultura locale.

I calzolai, i sarti, gli artigiani e molte altre professioni simili stanno diventando sempre più rari, non solo a causa delle nuove tecnologie ma anche a causa del cambiamento nelle abitudini di consumo. Ad esempio, l’acquisto di scarpe online a basso costo ha reso meno conveniente la riparazione delle vecchie scarpe, mettendo a rischio l’arte e il mestiere del calzolaio. Questa tendenza non riguarda solo l’aspetto economico, ma tocca anche le radici culturali e sociali delle comunità.

Come evidenziato da D’Achille e Grossmann, questa evoluzione ha avuto un impatto significativo non solo sulla natura dei mestieri ma anche sulla loro denominazione e percezione. La lingua e la terminologia utilizzate per descrivere questi mestieri si sono evolute, riflettendo i cambiamenti socio-economici, culturali e linguistici che hanno avuto luogo. Ad esempio, termini come “calzolaio” o “sarto” erano un tempo comuni e facilmente riconoscibili, ma con l’avvento delle produzioni industriali e l’automazione, questi mestieri sono diventati meno prevalenti e i termini stessi potrebbero non evocare immediatamente le stesse immagini o significati nelle menti dei giovani di oggi. Allo stesso modo, mentre un tempo il termine “artigiano” evocava l’immagine di un lavoratore manuale specializzato in un’arte o un mestiere specifico, oggi potrebbe essere associato a qualsiasi cosa, dai prodotti alimentari gourmet alle startup tecnologiche, riflettendo una più ampia gamma di significati e connotazioni.

La domanda che sorge è: come possiamo preservare l’eredità e l’importanza di questi mestieri tradizionali in un mondo in rapida evoluzione? È essenziale trovare un equilibrio tra conservare le tradizioni e adattarsi alle nuove realtà, garantendo un futuro sostenibile per tutti i mestieri e le professioni.

Sogni e Aspirazioni: Le Nuove Priorità delle Famiglie

La famiglia ha sempre giocato un ruolo centrale nella formazione delle aspirazioni e delle ambizioni dei giovani. In passato, il sogno di molti genitori era vedere il proprio figlio diplomarsi e, possibilmente, laurearsi in una prestigiosa facoltà, magari in giurisprudenza o medicina. Queste professioni erano viste come simboli di successo, garanzia di sicurezza economica e di prestigio sociale. Tuttavia, con il passare del tempo e con l’evoluzione del mercato del lavoro, le priorità e le aspirazioni delle famiglie stanno cambiando. Mentre la laurea rimane un obiettivo ambito, sempre più genitori si rendono conto dell’importanza e della dignità di mestieri tradizionali e manuali. Di fronte alla saturazione di alcune professioni e alla crescente domanda in settori precedentemente trascurati, molti stanno rivalutando la propria percezione di successo e realizzazione professionale.

Il cambiamento non riguarda solo le professioni tradizionali, ma anche quelle emergenti. L’intero panorama accademico si sta adattando a queste nuove realtà. In particolare, le università private, e ancor di più quelle digitali o telematiche, stanno rivoluzionando i loro programmi di studio per rispondere alle esigenze del mercato, offrendo corsi sempre più innovativi e interdisciplinari.

È una riflessione profonda sul concetto di successo e sulle aspettative che poniamo nei confronti delle future generazioni. Il vero successo, infatti, non dovrebbe essere misurato solo in termini di guadagni o di riconoscimenti sociali, ma anche in termini di soddisfazione personale, passione per il proprio lavoro e contributo alla società.

Stabilità versus Ambizione: La Corsa al Contratto Fisso

In una società in cui la stabilità economica è spesso vista come sinonimo di successo, il “posto fisso” nella Pubblica Amministrazione è diventato l’obiettivo di molti. Questo desiderio non è soltanto legato alle garanzie economiche che un impiego stabile può offrire, ma anche al riconoscimento sociale e alla percezione di sicurezza che esso comporta. Paradossalmente, un “operatore ecologico” o un “collaboratore scolastico” neoassunti potrebbero trovare più facile ottenere un mutuo rispetto a un medico o un avvocato che abbiano appena avviato il loro studio professionale. Nonostante le professioni mediche e legali siano tradizionalmente associate a prestigio e guadagni elevati, i neo-professionisti in questi settori possono affrontare difficoltà economiche e sfiducia da parte delle istituzioni finanziarie. Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia. Mentre un impiegato pubblico può godere di maggiore sicurezza economica, potrebbe anche trovarsi limitato in termini di crescita professionale e ambizione. Al contrario, il settore privato, seppur più turbolento e incerto, può offrire maggiori opportunità di crescita, sviluppo e remunerazione.

E poi c’è l’evoluzione “al contrario” dei titoli lavorativi: termini una volta considerati dispregiativi, come “spazzino” o “bidello”, sono stati sostituiti da denominazioni più rispettose come “operatore ecologico” o “collaboratore scolastico”. Questi cambiamenti riflettono un tentativo di riconoscere e valorizzare la dignità e l’importanza di ogni professione. Ma non è solo una questione di terminologia: questi mestieri, una volta snobbati, sono ora ambiti da molti proprio per la loro stabilità e sicurezza economica.

Questo ci porta a riflettere sulle priorità della società moderna. Cosa significa veramente “successo”? È solo una questione di sicurezza economica o c’è qualcosa di più profondo, legato alla realizzazione personale e alla passione per il proprio lavoro?

Migranti: Chi Colma il Vuoto dei Mestieri Abbandonati?

In un paese in rapida evoluzione come l’Italia, con una crescente aspirazione verso l’istruzione superiore e le carriere professionali, si è creato un vuoto in molti settori tradizionali. Ma questo vuoto non rimane tale per molto tempo. La domanda e l’offerta, principi fondamentali dell’economia, hanno portato a una nuova dinamica. Mentre molti giovani italiani aspirano a professioni sempre più specializzate, c’è un crescente numero di lavori che molti non sono più disposti o interessati a fare. E qui entra in gioco la questione migranti.

I migranti, spesso in cerca di un’opportunità per una vita migliore, sono pronti e disposti a colmare questo vuoto. Che si tratti di lavori agricoli, di manovalanza o di altri mestieri manuali, sono spesso i migranti a farsi carico di questi compiti. E, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta solo di “lavori che gli italiani non vogliono fare”. Si tratta di lavori essenziali che sostengono l’economia e la società in modi che spesso diamo per scontati.

Tuttavia, c’è una certa ironia in tutto ciò. Mentre questi lavori sono essenziali, spesso non vengono valorizzati come meritano. E mentre molti migranti sono pronti a fare questi lavori, spesso si trovano ad affrontare pregiudizi, discriminazione e ostacoli burocratici.

La questione centrale diventa quindi: come può la società riconoscere e valorizzare questi lavori essenziali e, allo stesso tempo, garantire che chi li svolge sia trattato con il rispetto e la dignità che merita? Ed è davvero possibile garantire a tutti le stesse opportunità di successo, indipendentemente dalla loro professione o origine?

Navigando verso un Futuro Equilibrato

L’evoluzione del mondo del lavoro, con il suo complesso intreccio di sfide e opportunità, ha sollevato questioni cruciali che non possono essere ignorate. Come possiamo preservare l’eredità e l’importanza di mestieri tradizionali in un mondo in rapida evoluzione? Come definiamo il “successo” in un’epoca in cui la stabilità economica spesso supera la passione e la realizzazione personale? E come possiamo assicurare che ogni individuo, indipendentemente dalla sua origine o professione, sia riconosciuto e valorizzato per il suo contributo alla società?

La chiave potrebbe risiedere nell’adattamento e nell’innovazione. A livello educativo, dobbiamo rivedere i percorsi di studio, promuovendo l’alternanza scuola-lavoro e incoraggiando una formazione che valorizzi sia le professioni tradizionali che quelle emergenti. Le università, in particolare quelle private e telematiche, stanno già mostrando la via con programmi di studio innovativi e interdisciplinari. Ma questo non è sufficiente. Abbiamo bisogno di vere e proprie Accademie dei mestieri, sostenute dalla politica e dalla comunità. Valorizzare i mestieri, la riparazione e il riuso, non solo è una scelta sostenibile dal punto di vista ambientale, ma rientra anche negli obiettivi europei, affrontando le sfide del futuro in modo proattivo.

Dal punto di vista sociale, la riconsiderazione della nostra percezione del valore del lavoro è cruciale. In una società in cui il prestigio è spesso misurato in termini monetari, dobbiamo riconoscere la dignità intrinseca di ogni professione e il suo valore per la nostra comunità. Ogni lavoro, dalla cura degli anziani alla consulenza legale, dal coltivare i campi alla ricerca scientifica, ha un ruolo insostituibile nel tessuto della nostra società.  E se i migranti stanno colmando un vuoto nel mercato del lavoro, questo dovrebbe essere riconosciuto e valorizzato. La loro disposizione a svolgere lavori essenziali dovrebbe essere vista come un’opportunità per arricchire la nostra società, piuttosto che come una minaccia.

Concludendo, siamo al crocevia di una nuova era; una in cui le scelte fatte oggi determineranno il tessuto stesso della nostra società di domani. Laddove una volta i mestieri tradizionali erano il fondamento sul quale si costruivano le comunità, oggi rischiano di diventare ombre sfuggenti in un mondo in rapida digitalizzazione. Tuttavia, queste professioni, radicate in secoli di tradizione e sapere, contengono in sé il potenziale per riportare un senso di equilibrio in un mondo incline alla frantumazione. Tornando a riflettere sulle parole di D’Achille e Grossmann, sul mutare delle denominazioni dei mestieri, emerge una verità più profonda: non si tratta solo di come chiamiamo una professione, ma di come la valorizziamo. Il valore non risiede soltanto nel nome, ma nell’essenza stessa del mestiere e in ciò che apporta alla società.

In questa danza tra il vecchio e il nuovo, tra tradizione e innovazione, tra la sicurezza di un contratto fisso e l’incertezza del libero mercato, emerge una necessità imperativa: quella di ricucire il tessuto sociale. Questo non significa semplicemente abbracciare il passato, ma piuttosto tessere insieme le fila del nostro ricco patrimonio con le promesse dell’avvenire.

Guardando avanti, la nostra aspirazione dovrebbe essere quella di creare una società in cui ogni individuo, indipendentemente dalla professione o dall’origine, possa trovare un senso di appartenenza, realizzazione e rispetto. Una società in cui il calzolaio e il programmatore, l’artigiano e l’ingegnere, il migrante e il cittadino autoctono, possano coesistere in armonia, contribuendo ognuno con le proprie abilità e passioni a un mosaico sempre più ricco e variopinto. E, in questa visione, potremmo ritrovare non solo la sostenibilità economica, ma anche quella umana e ambientale, tracciando la via per un futuro radioso e inclusivo.

Fonti

D’Achille, P. & Grossmann, F. (2022). “L’evoluzione dei mestieri: tra tradizione e modernità“. Edizioni Lavoro Futuro.