L’imponente alluvione che ha flagellato l’Emilia-Romagna il 16 e 17 maggio si è rivelato un evento di devastante portata. Il territorio è stato sconvolto da una concatenazione di fenomeni alluvionali e geologici; piogge incessanti hanno generato allagamenti, straripamenti e frane. Questa tragedia ha lasciato un bilancio incolmabile: 13mila persone sfollate, quattro dispersi e 17 vittime.
Le cause di tale catastrofe sono state attribuite alle insolite e rapide fusioni delle nevi, unite alla siccità che aveva già colpito la regione durante l’inverno. Tuttavia, istituzioni e organizzazioni autorevoli, come l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, hanno puntato il dito verso una gestione inadeguata del territorio da parte della Regione Emilia-Romagna. In particolare, si è criticata la mancanza di interventi efficaci sul dissesto idrogeologico e una legislazione insufficiente riguardante il consumo di suolo. Le parole di Paolo Pilleri, docente di urbanistica e pianificazione al Politecnico di Milano, confermano che l’Emilia-Romagna è la terza regione italiana per consumo di suolo, con un incremento significativo negli ultimi anni. Questa situazione costituisce una minaccia concreta per la sicurezza idrogeologica.
A seguito di questa tragica alluvione, il 25 maggio 2023, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si sono recate personalmente nelle zone colpite, ponendo l’accento sull’importanza e l’urgenza di affrontare la crisi climatica che affligge il nostro pianeta.
In questo contesto, il movimento italiano Ultima Generazione si è mobilitato per protestare contro l’inazione del Governo riguardo al cambiamento climatico. Gli attivisti hanno organizzato varie azioni di protesta, inclusi blocchi stradali a Roma, scioperi della fame e azioni dirette contro il Ministero della Transizione Ecologica e Eni. Nel corso di una protesta pacifica davanti alla sede del Senato, alcuni attivisti sono stati bloccati dalle forze dell’ordine: due ragazze si sono spogliate e si sono gettate acqua e fango davanti al portone del Senato, mentre altri manifestanti hanno utilizzato estintori contro il muro di Palazzo Madama.
Il movimento Fridays for Future, solidale con Ultima Generazione, sostiene con forza che non abbiamo più tempo da sprecare nell’affrontare la crisi climatica. Michela Spina, portavoce di FFF Italia, afferma che ogni azione intrapresa per il clima è legittima e critica il governo per la sua negazione riguardo alla sicurezza e all’indipendenza energetica. Spina sottolinea che i giovani attivisti hanno dimostrato una maturità superiore rispetto alla classe politica e cita il presidente Mattarella, che ha espresso il desiderio di ascoltare la voce dei giovani.
La protesta di Ultima Generazione si caratterizza per azioni di disobbedienza civile e protesta mirate, benché oggetto di controversie, attraggono una parte significativa dei giovani che condividono le preoccupazioni per la salute del pianeta e credono che il cambiamento climatico sia giunto a un punto di non ritorno. È necessario guardare a questo movimento con gli occhi di chi si rende conto che i disastri come quello che si è verificato in Emilia-Romagna non sono semplici campanelli d’allarme. Un campanello d’allarme presuppone che ci sia tempo per agire e che il tema possa essere inserito in agenda tra le varie priorità. Questi giovani – così come la comunità scientifica che da decenni ha lanciato l’allarme e indica possibili soluzioni a breve e a lungo termine – vogliono sottolineare che la sopravvivenza stessa e la salvaguardia del pianeta non ammettono ulteriori ritardi o priorità secondarie. È fondamentale affrontare l’emergenza climatica come la sfida principale e agire di conseguenza, considerando l’urgenza della situazione.
L’emergenza climatica richiede una risposta globale, collettiva e immediata: non possiamo più permetterci di voltare le spalle al pianeta che sanguina a causa nostra, e di procrastinare le azioni necessarie. È giunto il momento di agire, di cambiare radicalmente il nostro approccio verso l’ambiente e di adottare misure concrete per contrastare l’emergenza climatica. Le urla lancinanti, che la natura ci sta inviando in modo sempre più evidente e drammatico, non possono più restare inascoltate: i governi, le organizzazioni internazionali, le aziende e ogni singolo individuo devono assumersi la responsabilità di proteggere il nostro pianeta e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire. Dobbiamo ridefinire il concetto di progresso e benessere, abbandonando il modello consumistico che ci ha condotti a questa crisi. L’innovazione e lo sviluppo devono essere guidati da principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ridurre l’uso di energia, favorire le fonti rinnovabili, limitare l’inquinamento e sostenere l’innovazione tecnologica: sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere. Dobbiamo promuovere la mobilità sostenibile, favorire la circolarità nell’economia e adottare politiche di conservazione e tutela degli ecosistemi.
Ma il cambiamento non riguarda solo le politiche e le tecnologie, riguarda anche noi come individui. Dobbiamo fare scelte consapevoli nella nostra vita quotidiana, riducendo lo spreco, consumando in modo responsabile, favorendo prodotti locali e a basso impatto ambientale. Ogni azione conta, anche le piccole azioni di ciascuno di noi possono contribuire a un grande cambiamento. Dobbiamo educare le nuove generazioni all’importanza della sostenibilità e della ambientale, affinché diventino cittadini consapevoli e attivi. Tuttavia, dobbiamo ammettere che siamo una specie infestante: non siamo capaci di sopravvivere a noi stessi così come alle crescenti temperature. La Terra ha la capacità di guarire da sola, liberandosi del peggiore parassita che la infesta: l’uomo. E lo fa attraverso eventi sempre più disastrosi e inarrestabili, mentre continuiamo rimanere sordi alle richieste della scienza e dei giovani attivisti di cui parlavamo pocanzi. Puntiamo con disinvoltura il dito contro la politica, che del resto riflette le nostre società, ma anche le nostre esigenze manifestate: sostanzialmente, non siamo disposti a rinunciare alle nostre comodità. Ebbene sì! Per uscire dall’impasse climatica, ciascuno di noi deve essere disposto a rinunciare a qualcosa. Gli economisti non sbagliano quando parlano di complessità, pur consapevoli di quello che abbiamo appena espresso; al netto dei milioni di posti di lavoro e degli interessi su scala globale, legati alle fonti fossili: siamo veramente pronti a salvare il pianeta e noi stessi rinunciando a un pezzetto del nostro “benessere” e delle nostre comodità? Dobbiamo affrontare questa domanda con coraggio e onestà, perché il tempo stringe e le azioni individuali contano. Se da un lato le azioni eclatanti di movimenti come Ultima Generazione pongono l’attenzione sul cambiamento climatico, è altrettanto importante educare le nuove generazioni sulla sostenibilità ambientale per garantire una transizione verso un futuro migliore. Dalle scuole alle università, è necessario integrare l’educazione ambientale nei programmi di studio, promuovendo una consapevolezza critica e fornendo strumenti per agire in modo responsabile. È incoraggiante notare che sempre più giovani si stanno mobilitando per difendere il pianeta e richiamare l’attenzione sui cambiamenti climatici. Essi rappresentano una voce forte e influente che spinge le istituzioni a prendere decisioni coraggiose per garantire un futuro sostenibile.
Affrontare l’emergenza climatica richiede coraggio, determinazione e un forte senso di responsabilità verso il nostro pianeta e verso le generazioni future. Non possiamo più rimandare, il tempo stringe e le conseguenze di un’inerzia saranno sempre più devastanti. La sfida è grande, ma possiamo affrontarla insieme. È il momento di agire, di cambiare il nostro modo di vivere, di produrre, di consumare. Siamo chiamati a fare scelte difficili, a rinunciare a certe comodità, ma è solo attraverso un impegno collettivo che potremo preservare il nostro ambiente e garantire un futuro migliore per tutti.