Dopo la nascita del web (1991) e l’esplosione dei social network (2003), abbiamo assistito ad una profonda trasformazione della nostra società. Ma se per Eraclito, il divenire del mondo e dell’esperienza umana era chiaro già mezzo millennio prima della nascita di Cristo, lo è anche per le generazioni contemporanee, la cui realtà corre come le rapide del fiume Inga. Altro che Panta rei: nell’era digitale il tempo scorre a ritmi frenetici.
Secondo lo studio del World Economic Forum, The Future of Jobs, pare che oltre il 65% dei fanciulli in età scolastica, andrà a svolgere lavori che non sono ancora nati: assume dunque un ruolo essenziale la rapidità nell’intercettare e attuare i cambiamenti.
ET 2020 è un parametro europeo che serve a misurare il tasso di occupazione dei laureati tra i 20 e i 34 anni. La quota di occupazione sperata è dell’82%; comunque più bassa di altri Paesi dell’UE. Tuttavia, l’ultimo dato rilevato non è incoraggiante: il 56,5%, nel 2018.
Non è dunque un caso che l’Italia sia al penultimo posto per giovani laureati in Europa (dato Istat): significa che i nostri ragazzi cominciano a pensare che studiare non abbia senso.
A rafforzare questo pensiero i nuovi modelli di riferimento: personalità di spicco che hanno raggiunto risultati unici e sorprendenti, nonostante l’abbandono degli studi.
Intanto bisogna dire immediatamente una cosa: non è affatto vero che studiare non serve ma è anche vero che non basta!
Si tratta di tutte quelle qualità, abilità e competenze che i recruiter cercano in un candidato, al netto dei requisiti di base (un determinato titolo di studio oppure un certo numero di anni di esperienza nella mansione) ma non per questo meno rilevanti, anzi…
Prima di mostrarvi un elenco delle soft skills è tuttavia importante distinguerle dalle hard skills: competenze specifiche apprese attraverso percorsi di studio o corsi di formazione. Questo tipo di competenze sono facilmente misurabili e acquisibili attraverso la formazione o l’esperienza (saper utilizzare un dato software, per esempio). Le competenze trasversali, al contrario, non sono facilmente misurabili e non sempre possono essere apprese.
Le soft skills riguardano il carattere, il temperamento e il modo in cui una persona si approccia a sé stessa e alla realtà che la circonda: molto spesso sono innate ma possono comunque essere apprese.
Capacità di autopromozione, capacità di autocritica, intelligenza emotiva (empatia) e fiducia in sé stessi (autostima) sono qualità di base essenziali e riguardano l’universo interiore della persona. Ma vediamo un elenco di tutte le abilità che non possono assolutamente mancare nei curricula vitae di chiunque stia cercando un buon impiego:
Non ci resta dunque che imparare a riconoscere, misurare e certificare le competenze nei vari contesti educativi, non solo in quelli formali (come scuola e università): avevate mai pensato che la vostra serie tv preferita potrebbe essere uno strumento per accrescere le vostre competenze? Di questo però parleremo, più nel dettaglio, in un altro articolo.
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