Non è una novità che il potere desideri un popolo ignorante e facilmente manipolabile. La storia è disseminata di esempi di tale natura, ma ciò che viviamo oggi sembra avere un sapore particolarmente amaro e pericoloso. Un potere bullo e feroce, che si abbatte con forza sui deboli e sulle minoranze, mentre mostra una debolezza preoccupante nei confronti dei potenti. Questo è il volto del potere nel primo periodo della seconda presidenza di Donald Trump, un'era segnata da decisioni discutibili e atteggiamenti sempre più spesso degradanti.
Nella giornata di ieri, 27 gennaio 2025, il neopresidente americano ha minacciato l'integrità delle persone transgender con l'annuncio di un nuovo decreto che vieta la loro presenza nell'esercito. Questo è solo un tassello di una politica più ampia che ha visto l'eliminazione dei programmi di inclusione, come riportato dal New York Post. È un chiaro esempio di come il potere si eserciti nella creazione di un clima di esclusione e discriminazione.
La recente proposta del presidente Trump circa la situazione a Gaza ha suscitato una vasta polemica internazionale. Il suo piano di "ripulire Gaza dai palestinesi" e trasferire i residenti in Egitto e Giordania è stato definito dai paesi arabi come un atto di "pulizia etnica". Parlando dall'Air Force One, Trump ha rivelato con sorprendente indifferenza il destino di un popolo fortemente provato: “Stiamo parlando probabilmente di un milione e mezzo di persone, semplicemente ripuliamo l’intera zona e diciamo 'è finita'! Quasi tutto è demolito e lì la gente muore. Quindi preferirei coinvolgere alcune nazioni arabe e costruire alloggi in un luogo diverso, dove possano magari vivere in pace” ha spiegato, delineando una visione che trascura le gravi implicazioni umanitarie e viola gli accordi di Abramo. Questo discorso non solo evidenzia la ferocia della politica estera proposta, ma anche l'insensibilità verso le centinaia di migliaia di bambini e famiglie colpite dai conflitti e dai bombardamenti.
Parallelamente, il panorama dei social media offre un campo fertile per la disinformazione. Con la fine del fact-checking annunciata da Meta, la compagnia di Mark Zuckerberg sembra sposare una politica di laissez-faire, lasciando che siano gli utenti a moderarsi mutualmente. Questo cambiamento potrebbe dare via libera all'odio, come evidenziato da esperti consultati da The Verge. La retorica di Zuckerberg, che ora si avvicina sorprendentemente a quella di Trump e Elon Musk, sostiene l'idea di un social network senza restrizioni, almeno apparentemente immunitario agli attacchi alla verità.
Questa visione è corroborata dalla dichiarazione di Musk che enfatizza il "citizen journalism", ovvero l'idea che "tutti possiamo essere giornalisti". Nonostante suoni democratico, questo principio può facilmente trasformarsi in uno strumento per l'incitamento all'odio, come dimostra un aumento significativo di insulti razzisti e transfobici sulla piattaforma di Musk, secondo il Center for Countering Digital Hate.
In un mondo ideale, la conoscenza dovrebbe essere l'antidoto all'ignoranza. Tuttavia, il potere attuale sembra preferire un popolazione disinformata e quindi più controllabile. Questa ignoranza collettiva diventa il mezzo attraverso il quale il potere può regnare incontrastato, fomentando divisioni e conflitti interni mentre i ricchi diventano sempre più ricchi.
Durante la giornata della memoria, dovremmo riflettere non solo sul passato, ma anche su come i leader attuali gestiscono le questioni di minoranza e inclusione. Come osservatore, pedagogista e docente, trovo profondamente preoccupante che il politico più potente del mondo possa diffondere messaggi di odio e discriminazione senza incontrare resistenza significativa, persino ottenendo applausi da altri leader mondiali. In un discorso a Washington alla presenza del presidente degli Stati Uniti, la Vescova (Right Rev.) Mariann Edgar Budde, dell'Episcopal Diocese of Washington, ha invitato Trump a mostrare maggiore cura nei confronti delle persone migranti e degli appartenenti alla comunità LGBTQ. "Una estremista di sinistra, mi odia", è stata la risposta del tycoon. Il Prof. Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, ospete nel programma di Lilly Gruber, Otto e Mezzo, ha criticato l'attacco al politicamente corretto e al cosiddetto “buonismo”: "Come se fosse stato un eccesso di bontà a rischiare di distruggere il mondo”. Le sue parole sottolineano un'osservazione acuta sul clima politico attuale, dove la cortesia e l'empatia vengono spesso viste come debolezze piuttosto che come virtù necessarie per una società civile e inclusiva.In questo contesto, la responsabilità dell'informazione si fa sempre più pressante.
In questo contesto globale così turbolento, la responsabilità dei docenti e di tutti gli educatori diventa ancora più cruciale. I docenti sono custodi della memoria storica e hanno il dovere di ricordare gli orrori del passato affinché non si ripetano. Tuttavia, quando la politica e il potere che governano il mondo e le menti dei nostri giovani, spesso indissolubilmente legati ai dispositivi elettronici di cui sono dipendenti, iniziano a sputare in faccia ai valori che credevamo universali e universalmente condivisi, il compito di educare diventa un campo minato.
Le politiche attuali non solo modellano le relazioni internazionali ma si infiltrano profondamente nella vita quotidiana, influenzando la percezione dei nostri studenti su ciò che è giusto e ciò che invece è sbagliato. Questa invasione della politica nella sfera educativa richiede un equilibrio delicato: da un lato, la necessità di mantenere l'aula neutrale dal punto di vista politico, dall'altro, l’impossibilità ignorare l'influenza pervasiva del potere su ciò che si insegna e su come vengono formate le menti del futuro.
Di fronte a queste sfide, è essenziale che come educatori ci impegniamo a fornire agli studenti gli strumenti per pensare in modo critico e indipendente. Dobbiamo promuovere un'educazione che non solo trasmetta conoscenza ma anche incoraggi la riflessione e il dibattito su questioni complesse, permettendo agli studenti di formare le proprie opinioni basate su una comprensione approfondita dei fatti e delle diverse prospettive.
Solo attraverso un impegno condiviso per un'educazione equilibrata e riflessiva possiamo sperare di equipaggiare la prossima generazione con la resilienza necessaria per affrontare e, si spera, correggere gli errori e affrontare le sfide del nostro tempo.